Le notizie false esistono da quando esiste l'uomo e sichiamano bugie. quando il lettore decide di non verificare quanto riportato da altri abbiamo un buon seme per un romanzo, una storia. Questo processo ha un nome, si chiama "sospensione dell'incredulità" ed è quel tacito accordo tra scrittore e lettore in cui quest'ultimo si impegna a non ascoltare il proprio senso critico ne a verificare l'informazione con un principio di realtà. Questo processo, alla base della diffusione dei romanzi richiede l'abilità di sospendere il senso critico e si sviluppa quanto più viene usata. Ovviamente è molto più facile agire questo processo quando le idee espresse toccano le corde emotive di chi legge o sono allineate con le sue credenze. Le notizie false sono l'equivalente moderno del pettegolezzo di piazza: "si dice in giro che...", "ho sentito dire da caio che tizio ha detto che"," ho letto da qualche parte che.." ed esattamente come il pettegolezzo vengono usate per danneggiare chi consideriamo un nemico (anche solo perchè crede in un'ideologia differente), per darci tono, per rassicurare il nostro EGO che "siamo nel giusto. Perchè diffondere fake news alimenta il pensiero fallimentare?
In sintesi quando accettate di condividere una fake news vi state mettendo in una forma mentis ideale per vivere una vita di fallimenti e rinunce al cambiamento, pensateci! Verifica sempre:
Valutate sempre: E' vero? Ne sono sicuro? Giova a qualcuno? Danneggia qualcuno? E' utile?
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La maggior parte delle persone guarda con sospetto il termine "cambiamento". Quando lavoriamo insieme in sessione sul termine di un periodo di vita (ne incontriamo uno ogni 9 anni secondo la numerologia) i più mi raccontano: "Mi sembra di morire, che la mia vita stia finendo, tutto quello che ho costruito/conosciuto/vissuto fino ad ora sembra disfarsi, finire" "Ed è esattamente così, sta finendo, pensavi sarebbe stato per sempre?" rispondo io. Ebbene si, dimenticatevi le "transizioni delicate", le "scelte focalizzate", i "tu sei l'autista della tua vita", i vari " immagina, puoi" (ma puoi cosa? che ti pare che se potevo stavo ancora qui su Facebook? (cit.)" che vi snocciolano i vari coach motivatori cazzari: a volte la vita vi invita al cambiamento senza troppi fronzoli, con una bella spallata o rendendovi talmente insofferenti da decidere di "darci un taglio". Cambiare significa in primis accettare la fine delle cose come sono. La fine di una relazione, di un rapporto di lavoro, di una stabilità economica, la fine di sè e del proprio "equilibrio emotivo" ed è questo che fa così paura. Dietro al cambiamento vediamo l'ombra della fine di ciò che è, un eufemismo gentile per dire della morte. Se vogliamo diventare delle persone diverse dobbiamo lasciare che l'immagine di noi muoia, insieme all'opinione che gli altri hanno di noi (e il valore che gli riconosciamo), dobbiamo lasciare che la nostra vita per come la conosciamo finisca. La fine fa paura a tutti, pensiamo che tutto e tutti saranno per sempre ma nulla lo è, noi non lo siamo. I saggi buddisti sostengono che la nostra morte fisica incomincia il giorno della nostra nascita. Mentre nasciamo il nostro corpo è già in corsa verso la propria fine attraverso il suo iniziale sviluppo e poi attraverso la sua maturità ed il suo decadimento. Macabro vero? Oppure liberatorio come può esserlo solamente l'accettazione di ciò che è. Non viviamo e poi un giorno moriamo, viviamo e moriamo contemporaneamente e anche quando il nostro corpo fisico finisce altre parti di noi non hanno fine; se afferriamo questo concetto diventiamo liberi dalla paura e potenti, per davvero. Un giorno su e un giorno..giùQuesta è la vera chiave del cambiamento, quando non siamo più attaccati alle cose, quando al dispiacere per la fine si accosta la curiosità per il nuovo che deve arrivare ecco che il cambiamento diventa un'avventura. E le emozioni? beh quando siamo in una fase di cambiamento abbiamo bisogno di accettare che le nostre emozioni ci portino un giorno su e un giorno giù, è come andare sulle montagne russe. Può essere stupendo o terrificante o entrambe le cose contemporaneamente. Quando accettiamo che in ogni istante stiamo andando verso la fine e verso l'inizio contemporaneamente accettiamo che ogni cosa nella nostra vita possa andarsene per fare spazio ad altro: cose, persone, situazioni, raggiungimenti e noi stessi, anche noi. L'impermanenza è la chiave per accogliere con più serenità il cambiamento. Compresa l'impermanenza delle emozioni. Sappiamo che anche questa incertezza non sarà per sempre. Alcuni trucchi per godersi il viaggio..
Sei in una fase di transizione? La tua vita sta cambiando? Tu vuoi cambiare? Se hai bisogno di qualcuno con cui condividere questa fase io ci sono. Contattami.Tutti quanti avrete di certo l'amico o l'amica, o peggio il cliente, che pretende di essere ascoltato. Lo riconoscete facilmente: arriva un suo messaggio e voi pensate "mamma questo ora non mi molla più". Eh si, perchè la caratteristica di queste persone è l'incapacità di accogliere il vostro no. Quando sono in ansia, preoccupati, non sanno stare con la loro emozione e hanno bisogno di una valvola di sfogo: Voi. Ovviamente, tolta la pressione, il vostro compito è concluso, quindi potete congedarvi, anzi, vi congedano loro perchè hanno "da fare" (vi verrebbe da rispondere: anche io avevo da fare prima che mi costringessi ad ascoltare i tuoi problemi!). Il gioco di chi vuole essere ascoltato nasconde un certo principio un pò infantile e un pò narcisistico: come i bambini , l'attenzione degli altri li fa sentire sicuri, protetti, compresi e, narcisiticamente, gli alti esistono solo per questo: " se non servi, non esisti". Le dinamiche con cui questo gioco viene messo in atto sono sottilissime ma sopratutto un'incapacità di gestirsi l'ansia, la frustrazione, la preoccupazione. Non sanno stare con le loro emozioni. "Ciao come stai?", vi scrive. "Io bene, grazie, tu?", rispondete voi, segue un minuto e 35 di messaggio e, (per essere sicuri che lo ascoltiate), domanda:"cosa ne pensi di quello che ti ho lasciato nell'audio? dovrei lasciarlo?". Ora la palla sta a voi. Avrete sicuramente provato a rispondere strategicamente: "Mah non so, non sono in grado di aiutarti, ma sono certo si risolverà, ora devo lavorare, scusami" ma la risposta è manipolatoria: "Certo, scusa il disturbo, ma tu cosa ne pensi? cioè"..seguono 3 audio di 2 minuti l'uno. Se non rispondete arriva il tragico: "Posso chiamarti?". Come potete chiaramente vedere al vostro interlocutore non interessa se siete impegnati, voi DOVETE rispondere, a questo servite, altrimenti perchè dovrebbe tenervi tra i contatti? I PROFESSIONISTI NON SONO ESENTI Non crediate che per chi lo fa di professione, come me o come chi addirittura lavora in contesti terapeutici come psicologi o psicoterapeuti, possa essere al sicuro. Quando rispondo: "Parliamone in sessione, o, se è un tema di un certo tipo forse è il caso che ne parli con lo psicologo", la risposta è: " Adesso non posso fare sedute ho tanti impegni"+ audio di 4 minuti. Vedete il gioco? Il tema è sempre quello: ORA. Io sono speciale, il mio dolore /ansia è più importante, è più grande e tu ORA me lo devi togliere ascoltandomi. La sessione è una realtà spazialmente e temporalmente contenuta, non soddisfa il bisogno di placare istantaneamente l'ansia scaricando. E' uno scambio, non è come attaccarsi a una tetta o mandare giù una pillola. Quindi questi profili cercano sempre il fuori sessione. Non è importante l'interlocutore o la sua competenza: è importante scaricare e mantenere il contatto, certo se fate una relazione d'aiuto per loro è meglio, sarete ottimi ascoltatori. Ho smesso di andare in pizzeria e fare aperitivi con certe compagnie perchè era un "ma secondo te con lui/lei/il lavoro/ mia zia.." per tutta la serata. Il TOP è stato un cliente che quando gli ho scritto: "Mi spiace non posso risponderti ci sentiamo domani sono a un funerale mi ha risposto: "Non ti preoccupare, per questa volta non mi offendo (!!!!), facciamo via messaggini allora, tanto il prete non se ne accorge". Se svolgete professioni d'aiuto imparate a rispondere: "Capisco che per te è importante ma per me è lavoro, voglio rilassarmi e riposarmi anche io come te, ora" Se insiste, ripetete! Non cedete di un millimetro, o vi prendono così, per quel che siete e non per quel che fate, o potete fare a meno della loro amicizia. COME NE USCIAMO? ACCETTATE DI ESSERE DELLE BRUTTE PERSONE: le frasi neutralizzanti funzionano solo se voi siete in grado di reggere il senso di colpa sottointeso per non aver aiutato una persona in difficoltà: Il gioco manipolatorio sta tutto lì, nel VOSTRO BISOGNO di essere bravi e buoni e amabili e giusti e generosi. Lasciate andare questo bisogno. ACCETTATE DI NON ESSERE IN GRADO. E' bello aiutare gli altri, fa sentire potenti, ma il potere o , il finto potere, ha un prezzo: la libertà. Più esercitate questo tipo di potere più create dipendenza. STATE IN QUELLO CHE DITE: "Ora non posso" deve essere tale, se rispondete perdete credibilità. IMPARATE A GODERE LA GIOIA DI STARE DA SOLI: Quanto più avete paura di stare soli tanto più accetterete qualsiasi compagnia, Avete paura di essere lasciati soli se non fate i bravi ? E' amore questo? gli altri vi stanno amando per come siete? siete davvero in compagnia con queste persone? IMPARATE AD AMARVI, PER DAVVERO. Se una relazione d'amicizia o d'amore si basa su questa dinamica gli altri vi stanno vedendo come dei "cestini della spazzatura", è vero? è questo che siete? è così che vi vedete? valete così poco da ricevere solo scarti degli altri? Se non rispondete penseranno che siete cattivi. è vero? è tutto quello che siete? RISOLVETE LE VOSTRE EMOZIONI. Quando state nella serenità, nella gioia, nella pace non siete manipolabili, Quando siete in ansia, depressi, spaventati diventa facile solidalizzare nella speranza di tirarsi su l'uno con l'altro, ma alla fine precipitate in due oppure date molto di più di quel che ricevete e vi ritrovate con la vostra ansia più quella altrui. SMETTETELA DI PROIETTARE: Gli altri sono come sono, fanno come fanno. Non sono voi, non fanno come voi, non funzionano come voi. Per questo non potete dare consigli e, sopratutto, risolvere le loro ansie non placherà le vostre, se non per 5 minuti. IMPARATE L'ARTE DEL SILENZIO E DELLA VERITA': Rispondete quando volete davvero rispondere, quando rispondere è autentico rispetto alle regole del rispetto di voi stessi. Imparate a non rispondere e stare nel silenzio quando sentite che è troppo per voi, che non è il momento, che vi state mancando di rispetto. Imparate a reggere il silenzio. O ne avete paura anche voi? RIPRENDETEVI IL DIRITTO DI STARE IN SILENZIO!! - Giancarlo Rabericati- Il Bypass spirituale, una pratica molto diffusa che può ostacolare la nostra reale crescita personale e spirituale. Ogni cosa ha un tempo, richiede impegno, anche per la crescita spirituale è così. Abituati alla cultura di "una pillola per risolvere i problemi" ecco che anche la spiritualità viene manipolata e piegata per mettere a tacere la voce interiore senza affrontare e guarire le radici del nostro malessere. buona visione
Spesso sento parlare molti motivatori in termini di resa=fallimento. In realtà arrendersi a volte può essere il miglior successo della propria vita. Pensate a cosa succede se non ci arrendiamo alla morte di qualcuno, a una separazione, a un licenziamento: rimaniamo nel nostro dolore, nel rancore, nella vendetta. Cerchiamo di "recuperare" posizioni, ci opponiamo, a volte perseverare è bene ma a volte no. Arrendersi è un'istinto naturale quando la nostra sopravvivenza è in gioco, chi continuerebbe a tenere la fune legata al masso che sta affondando nell'oceano solo per dimostrare che è "coerente" o "coraggioso"? Eppure a volte il masso pronto a trascinarci nell'oceano è cammuffato da mille buone intenzioni. Le discussioni sui grandi temi etici e morali in cui dobbiamo vincere per tutelare il bene comune, le relazioni da "salvare" perchè abbiamo condiviso così tanto, perchè "come la prenderebbe mio padre/madre/sorella..", i progetti che non decollano ma "non posso mollare proprio ora, cosa diranno tutti?" oppure " no un giorno capiranno e l'azienda venderà bene".
La giustizia e l'ingiustizia sono un grosso ancoraggio al non lasciar andare. Non possiamo lasciar andare perchè "non è giusto che non mi ripaghi il debito, mi deve dare i miei soldi" oppure" non è giusto che la passi liscia". Alcuni vivono tutta la loro vita all'ombra delle cause legali, delle discussioni con i familiari per le eredità etc. Agiamo per avere giustizia e poi lasciamo che le cose vadano secondo il loro corso, Ogni cosa troverà il modo di andare in pari. Essere perseveranti va bene fino a un certo punto. Quanta felicità può costarti avere ragione?
Quando ci rendiamo conto che è stato tentato di tutto, che il frutto potrebbe essere costato talmente tanto da risultare amaro, abbiamo bisogno di lasciar andare. Certo non è semplice ne piacevole: paura, dolore, confusione verranno a farci compagnia ma, se restiamo nel processo, presto lasceranno il posto a nuove emozioni: eccitazione, curiosità, entusiasmo.
Abbiamo bisogno di fidarci della vita, di ricordarci che meritiamo il bene e che per ottenerlo dobbiamo imparare a mettere insieme la nostra volontà e le nostre aspirazioni con il naturale fluire della vita stessa. Impariamo a lasciar andare e vivremo una vita più leggera, meno avvelenata, lasciamo andare e saremo liberi di nuovo.
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La formazione è un argomento talmente vasto e complesso che neanche una voce di enciclopedia può essere esaustiva per spiegare la sua entità. La formazione fa parte della nostra vita, della nostra filosofia di pensiero; in ogni momento c'è bisogno della formazione, perché nessuno nasce già con le conoscenze, metà della nostra vita la passiamo a formarci. Tutte le culture più o meno evolute hanno dedicato studi e risorse alla formazione, al passaggio della conoscenza, alla formazione di una coscienza. La formazione è passaggio di idee, di pensiero, di cultura, e ogni popolo tramanda alle generazioni che seguono il livello di conoscenza che hanno acquisito. La formazione è il passaggio di conoscenza, di contenuti, di capacità, di modi di pensare, di modi di essere.
La formazione è un processo di comunicazione più evoluto e più complesso, che si sviluppa attraverso due (o più) soggetti o entità che utilizzano un contenuto. Affinché avvenga questo processo è necessaria la presenza del formatore e del formando. Il formando non è ancora formato (lo è ma in modo potenziale). Tra i due si elabora una comunicazione di contenuti, di pensiero, di attività, di controllo e verifica del reale passaggio dei contenuti. Questa comunicazione che si svolge in un tempo necessariamente lungo per la reale assimilazione dei contenuti e la verifica della professionalizzazione è la celebrazione della formazione. Si forma a pensare, si forma alla pace, si forma all'ecologia, questo significa che formare è fare soprattutto cultura, solo con la conoscenza si possono battere le catastrofi che derivano dall'ignoranza. La povertà, le malattie, la guerra spesso derivano dall'ignoranza, da processi formativi fatti male, da conoscenze parziali e mediocri. L'importanza della formazione è tale che anche i più grandi scienziati spesso si incontrano per confrontare le proprie idee con altri scienziati. Anche questa è formazione: lo scambio della conoscenza. Tratto da Wikipedia |
AutoreGiancarlo Rabericati è formatore e HR manager. Dal 1998 si occupa di formazione per aziende e privati. Archivi
Agosto 2020
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