GIANCARLO RABERICATI
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quando i CEO hanno pregiudizi sugli introversi

12/29/2019

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Eh si, succede ancora nel 2019, quasi 2020, di leggere il post di un CEO  in cui si sostiene che: "l'azienda vincente deve essere piena di entusiasmo ed allegria, non ci si può permettere di avere gente  triste o INTROVERSA (INTROVERSA? l'ha scritto davvero?). Sono vincenti le aziende in cui si respira euforia, si scherza e i manager non sono troppo severi e seriosi (..poi tra un sorriso e l'altro)". Insomma gran pacche sulle spalle come alla pizzata post partita del calcetto aziendale a cui, chiaramente, quello sfigato dell'introverso, (che sicuramente nell'immaginario dell'autore è una specie di ragionier Filini rachitico e particolarmente scontroso), non partecipa. D'altronde quanto mai sarà ALFA ed efficace o stimolante un timido, spento e depresso introverso che passa il suo tempo sui libri? I vincenti  sorridono sempre e parlano a voce alta.
Sfatiamo qualche mito:

L'introverso non è asociale nè timido

FotoImmagine di Pepperdine Graphic
Incominciamo a dire che gli introversi non sono necessariamente asociali, tristi o scontrosi; non sono tipo "Rain Man" tutti bravi con i numeri e non sono necessariamente rigidi. La dicotomia Introversione ed Estroversione, indicata da Jung per la prima volta nelle sue teorie sui tipi psicologici, riguarda, per semplificare molto, in che modo l'individuo ama ricaricare le batterie. Non riguarda ne la sua socievolezza ne la sua timidezza. L'estroverso ama ricaricare le batterie in contesti stimolanti e in mezzo alla gente, non necessariamente socializzando. L'introverso ama ricaricare le batterie diminuendo al minimo le sollecitazioni esterne e, possibilmente, con poche persone, magari socializzando a una cena con due amici del cuore. La timidezza è altro tema ed è trasversale: l'estroverso timido sta in disparte alle feste perchè non osa attaccare bottone, vorrebbe, ma è timido. L'introverso socievole non sente il bisogno di attaccare bottone ma se gli parliamo proseguirà con piacere la discussione e sarà felice di parlare con noi, lontano dal baccano (in maniera da poterci sentire davvero e non per finta come fanno molti).

Cosa dice il Disc (advanced etc etc)

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Il Disc che illustra velocemente ma non superficialmente 4 macroaree di comportamento.  L'estroverso orientato all'obbiettivo, la personalità dominante,ha una scarsa capacità di comunicazione empatica, di lavorare in gruppo e di rapportarsi con gli altri; Se è di cattivo umore fa vivere l'inferno del suo malumore a tutti.Il dominante  non è di certo un tipo socievole o solare, ama fare le cose da solo e lavora in gruppo solo se ne è il leader, non ama perdere tempo e fa spesso molto sul serio, insomma: cazzia alla grande e non è molto gentile. Le persone sono meno importanti dell'obbiettivo (immaginate che ambientino di lavoro se tutti fossero così) eppure è "estroverso".
Allo stesso modo introverso orientato alla persona, con la sua pacatezza e il suo sorriso sempre pronto è in assoluto il promotore del benessere in azienda, certo non organizza party con le trombette ma è il collega sempre premuroso, pronto ad ascoltare, che rende umano lo spazio di lavoro, che placa gli animi nelle discussioni,che pensa alla celebrazione del collega che va in pensione, tira su di morale e guarda un pò: è introverso! Mi spiace deludere chi la pensa così ma gli introversi non sono scontrosi e non hanno necessariamente disturbi depressivi, statisticamente è più facile che siano gli estroversi o i finti tali, nascondendoli sotto una patina di sorridente solarità e giovialità.

Cosa dice il Myer Briggs

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Forse il Disc non è sufficientemente credibile allora affidiamoci al Myer Briggs, il più fondato sistema di valutazione di personalità con ben 16 profili e ci affidiamo a lui per scoprire che:
ESTJ, l'esecutivo, con prima funzione TE pensiero estroverso e seconda NI (intuizione introversa) è ben lontano dall'essere un simpaticone, ha fama di essere rigido, legato ai suoi principi, perdere la pazienza di fronte a comportamenti poco corretti ed interessato a ordine e tradizione. Non di certo il solare da cui restare abbagliati..per i profani Rob Stark di Trono di spade. Simpaticone proprio eh! Allegria Rob!
Infj la cui prima funzione è NI , intuizione Introversa è uno tra i più comunicativi e sociali tra i 16 profili, è supportivo, attento e tremendamente volitivo, non molla di un passo se crede a un obbiettivo, certo, per i più superficiali è un tipo "estroverso", come potrebbe un introverso essere un tipo deciso? Tra i noti Lady Gaga (come ? un introverso sul palco?), Madre Teresa, Morgan Freeman...roba spicciola da introversi perdenti, chi li vorrebbe mai in azienda?
ISTJ prima funzione SI sensazione introvertita, seconda TE pensiero estroverso;Questo profilo ama insegnare, stare a contatto col pubblico, è il classico accademico che fa conferenze..eh già qualche nome famoso? Sting, Antony Hopkins, Condolezza Rice (consigliere per la sicurezza nazionale, prima donna  afroamericana a ricoprire un ruolo simile in USA) e... io che da 22 anni formo, informo, coordino risorse umane , circa 9 mila studenti/auditori in 20 anni, non male per un asociale eh? :-D

E quindi?

FotoMark Zuckerberg, fondatore di Facebook. INTJ, prima funzione NI Intuizione introversa...la sua azienda: sicuramente un mortorio destinato al fallimento.
E quindi basta con i pregiudizi, con questa modalità veramente superficiale di pensare che Introversione sia sintomo di asocialità, freddezza, scarsa vitalità e debolezza e che Estroversione  socievolezza, solarità siano caratteristiche sempre vincenti nel team e nell'azienda. Ignorando l'importanza di quiete, precisione, puntualità, pacatezza e metodo. Se l'assoluta ignoranza della differenza di significato tra introverso ed estroverso ed i pregiudizi sulle persone introverse sono tollerabili dalle persone comuni non lo sono di certo da parte di chi di risorse umane dice di volersi occupare con competenza. Se avevamo dubbi sul perchè certe aziende italiane sono gestite da incapaci col sorriso stampato in faccia ora lo sappiamo: sono stati selezionati da qualcuno che pensava che basta il sorriso, l'entusiasmo e una pacca sulla spalla per far carriera. Il macho latino "uomo col sorriso 50 denti, dalla parlantina sciolta, che fa branco, sicuro e sociale" torna a farsi rivedere, speravamo di essercene liberati almeno 30 anni fa. Per rifare il verso ad Einstein (geniale introverso peraltro) "Siamo tutti dei geni ma se selezioni una risorsa basandosi sulla sua estroversione o socievolezza allora ti perderai almeno il 50% delle risorse valide"
Giancarlo Rabericati
Gestione risorse umane e formazione

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La strategia della falena per i momenti no

12/1/2019

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Tutti conosciamo la farfalla, insetto colorato che allieta le nostre giornate estive e primaverili: esempio di spensieratezza, leggerezza, mutamento. Non è sempre  giorno però, ne splende il sole sempre in natura come nella nostra vita; Quando siamo nei momenti bui possiamo subire oppure prendere esempio dalla cugina della farfalla, la falena.

Non ci vedi chiaro? usa l'intuito

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La falena è un insetto notturno sicché si orienta e vive nelle tenebre in assenza di riferimenti visivi concreti; ci ricorda come intuire, ma anche come essere determinati e andare avanti "nonostante tutto". Questo lepidottero ci ricorda anche di coltivare la fiducia in se stesso e la determinazione di cui si è dotati perché  si muove nella certezza di trovare quel che si cerca. 

Un passo alla volta

La falena si orienta  nel buio, è il suo elemento, è in grado di trovare in esso quelle minuscole particelle di luminosità che la guidino al passo successivo, alla meta successiva. Sa qual'è il suo obbiettivo ad esempio la sua partner di cui sente la scia di ferormone anche a 11 km di distanza ma non conosce l'itinerario, avanza passo per passo di scia luminosa in scia luminosa.

Torna alla base

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Le falene o per lo meno la maggior parte di esse non si costruisce bozzolo o crisalide sui rami ma per terra, pochi mm sotto la coltre del terreno o appena sotto lo strato di foglie secche dell'inverno. Quando ci si sente vulnerabili o quando non si ha ancora chiaro cosa diventare, tornare alle basi e poggiare su di esse è una buona idea.

Impara a sviluppare altre doti

La falena percepisce i ferormoni della compagna a 11 km di distanza, sente ogni più piccola variazione di temperatura, udito finissimo. Ha scoperto come superare la mancanza di luce potenziando le abilità complementari. Fai lo stesso: se la strategia solita non funziona, se non sei soddisfatto dei risultati cambia, sviluppa nuove competenze, cambia direzione, potenzia altre abilità.

Mimetizzati ed adattati

Tanto la cugina farfalla fa del colore uno strumento di sopravvivenza meraviglioso, sfruttando la luce del sole in cui si muove, così la falena  si veste di toni neutri e poco vistosi per trascorrere la giornata lontana da occhi indiscreti in attesa di  esplorare le profondità della notte. Una falena in particolare ha mutato colore nei secoli per adattarsi al mutare del contesto, da bianca si fece nera durante il periodo dell'inquinamento industriale da carbone per ritornare di nuovo nella sua variante bianca decenni dopo. Mimetizzarsi per ricaricarsi indisturbati in attesa di spiccare di nuovo il volo.

Goditi l'ignoto

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A volte sapere di non sapere è meraviglioso. La vita attimo per attimo: la falena non si domanda cosa ne è stato di ieri ne cosa sarà domani, non si domanda se sta nel posto giusto o se va nella direzione corretta prosegue verso il suo obbiettivo, verso il suo richiamo, godendosi l'esperienza di volare nel silenzio e nella pace della notte, la luce delle stelle e della luna.

E ora siete ancora sicuri che la Falena sia la sorella "di serie b" della farfalla? Anche nei momenti bui della vita possiamo "viaggiare" e crescere.
Giancarlo Rabericati

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Kalos kay agathos: e il mondo del lavoro?

12/1/2019

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Il bello è un'ottima cassa di risonanza  per il buono, questa è una verità innegabile ma fino a che punto? Quando il bello e il merito entrano in conflitto?
Per i greci l'ideale di bellezza era sia estetico che virtuoso, il bello e il buono erano complementari e  chi era bello doveva necessariamente essere buono (inteso come virtuoso ma anche abile, capace), oggi si sta osservando un "ritorno alle origini" che rischia di impoverire il mondo del lavoro rendendo la competenza un inutile orpello  e le persone competenti operatori da linee secondarie.

La televisione e i media fanno da traino in questo processo già da qualche anno. Non ho per scelta la televisione ma ogni tanto mi capita di buttare l'occhio su qualche video su youtube: Puntata di Rai sul tema del disagio psicologico in famiglia, mi aspetterei uno stimato psichiatra o psicologo, di quelli che lavorano ogni giorno a contatto con famiglie martoriate dalla malattia mentale e mi trovo una velina, bellissima, 30 anni scarsi a raccontarmi di quanto fosse dura per lei con la madre che preferiva le piante a lei. Mi aspetto che sia un giudice o un avvocato a raccontarmi come funziona il sistema debitorio in italia, mi ritrovo un attore belloccio a raccontarmi dei suoi problemi col fisco e i debiti di gioco. E l'attrice che fino a due mesi fa mangiava tomelle di formaggio ci parla di veganesimo, la ballerina di dieta sana, il modello di postura corretta, il VJ di macroeconomia politica e flussi migratori, l'influencer di articoli di make up di spiritualità. Questo gioco degli ambasciatori ci sta sfuggendo di mano. I veri esperti, laddove non siano "estetici", stanno  dietro le quinte a suggerire.

E il mondo del lavoro?

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Questa tendenza è un danno irreparabile e silenzioso per il mondo del lavoro: ogni giorno perdiamo risorse competenti, idee e conoscenze che solo persone che hanno dedicato la loro vita allo studio (e molto meno alla palestra) possono avere e che emigrano verso altre realtà come la Francia, più meritocratiche. Sempre più spesso mi sento dire di selezionare risorse "di bell'aspetto", che ci sappiano fare con la gente, estroverse, spigliate, in un caso addirittura "alto, solido e con un fisico curato perchè dia un'immagine dello studio prestante", mi sono anche sentito dire che "nessuno vorrebbe come responsabile del personale una donna brutta perchè sta subito antipatica mentre una bella f.ga" può dire tutto ai dipendenti" o che un personale di bell'aspetto mette di buon umore tutti le le colleghe o i colleghi. Ecco questo è il punto: Siamo davvero sicuri che basti la bellezza della scatola per  sopperire al contenuto? Non sto dicendo che  kalos kai kakos (bello è cattivo/incompetente), anzi esistono persone che sono sono sia belle che competenti o sia belle che curate e risentono del pregiudizio opposto, ma che forse la bellezza non dovrebbe essere requisito tale da farci scegliere quello meno competente, anche quando si tratta di chi sta a contato col pubblico. Non siamo a "non è la Rai" con Boncompagni che diceva ad Ambra cosa dire in cuffia: uanto ci costa avere un responsabile bello, simpatico, un pò seduttivo e dovergli accostare 2 o 3 tecnici realmente competenti per fare il lavoro che lui non sa fare? 

Vale in tutti i settori

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Ebbene si vale in tutti i settori, ho visto studi legali scegliere ex commessi di profumi per la segreteria generale e poi chiamarmi disperati per fargli formazione perchè si sono ritrovati con danni da 28mila euro per non aver depositato in tempo gli atti, gioiellerie scegliere influencer quasi modelle e poi piangere quando si sono trovati venduti rubini al prezzo di tormaline. Poco tempo fa una nota agenzia che produce format televisivi  ha organizzato una serie tv sul coaching e poi mi ha chiamato chiedendomi di dire in cuffia al coach le battute perchè non se ne cavava un ragno dal buco (però, come hanno tenuto a sottolineare, era prestate, virile, maschio alfa,e con la camicia bianca aperta bucava lo schermo, molto immaginario del coach italiano).  Fortunatamente ci sono realtà in controtendenza come una nota agenzia di modelle la cui selezionatrice è una meravigliosa psicologa con l'aspetto da mamma di tutti, ti aspetteresti di vederla sbucare da un momento all'altro dalla cucina con una torta in mano, il suo aspetto così "normale" tranquillizza il personale che non si sente "in competizione per la perfezione estetica" e le permette di mettere a frutto le sue competenze trentennali nella gestione delle risorse. Una volta tanto le competenze hanno prevalso sull'aspetto. 

No fai da te, si professionista

Un professionista delle risorse umane sa perfettamente quanto "costi" la risorsa umana all'azienda e sa anche che, con le risorse giuste , l'azienda può fiorire in modi inimmaginabili. La persona sbagliata al posto sbagliato può costare anni di conflitti, un ambiente di lavoro malsano, cause, spese e perdite. Affidarsi a un professionista significa garantirsi una selezione imparziale e efficace che valuti le reali competenze umane, tecniche e sociali senza farsi influenzare. Una spesa tutto sommato contenuta per un risparmio enorme.
Giancarlo Rabericati
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    Giancarlo Rabericati è formatore e HR manager. Dal 1998 si occupa di formazione per aziende e privati.

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