GIANCARLO RABERICATI
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Perchè tutto si ripete?

11/28/2019

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"Mi sembra di essere in un film che continua a ripetersi", "continuo a ritrovarmi nelle stesse situazioni", "va bene per un pò poi siamo esattamente nella medesima situazione", "mi sento in gabbia". Queste sono alcune delle considerazioni che mi è capitato di ascoltare negli anni e non stento a credere che siano vere.  Quando non c'è progressione c'è ripetizione.

Se adottiamo la metafora che "la vita è una scuola per imparare ed evolvere" allora possiamo pensare che di tanto in tanto ci siano dei compiti in classe o degli esami di fine livello, se non li passi, ricominci. Avete mai fatto un corso online di quelli seri? Dopo un certo numeri di slide hai un test su quanto appena appreso, se non lo superi non vengono sbloccate le lezioni successive. La vita funziona allo stesso modo, non puoi sbloccare determinati contenuti se prima non hai imparato da quelli precedenti.

Imparare a imparare

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La maggior parte di noi subisce le esperienze di vita, non si domanda mai "cosa c'è li per me?" è sempre colpa di uno, dell'altro, della società, della congiuntura e certamente sappiamo che ci sono "affari" in cui siamo impotenti, ma quando ci toccano siamo capaci di apprendere la lezione nascosta in essi?
Stiamo con un partner anaffettivo o abusante, certo non possiamo cambiarlo ma impariamo la lezione che "meritiamo di essere amati?", ce ne andiamo?
Facciamo un lavoro in cui siamo sottopagati, non possiamo rendere il nostro datore di lavoro generoso (e lungimirante) ma impariamo la lezione "il nostro lavoro vale e meritiamo di essere pagati"? chiediamo? insistiamo? cambiamo? il problema è che il capo è avaro o che noi per primi non crediamo nelle nostre competenze e nella nostra bravura? Possiamo imparare a credere in noi stessi, forse la lezione è questa...forse.

Il fascino della ripetizione

Il 70% dei miei studenti arriva a un punto in cui è tentato di tornare indietro e alcuni lo fanno. Me ne accorgo perchè in sessione giocano a melina: ritirano fuori i vecchi argomenti, ricascano nelle solite frequentazioni, incominciano a dare buca alle sessioni, mi dicono che devono risparmiare. La ripetizione esercita i suo fascino come una sirena, il nuovo è strano, insolito, sembra così poco, il vecchio è tanta roba. Quanto è rassicurante dirsi: "ormai" sono abituato, sono: "quella che trova sempre l'uomo sbagliato", "quello che nessuno ha fiducia in me" , "quello che, queste teorie non fanno per me io sono uno fisico"  e a un passo dall'uscire dal livello decidono di ricominciare. Se non sono più le vittime non sanno che cosa essere.
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Il mio lavoro è esattamente inserirmi in questo processo e fornire gli strumenti per cambiare, finalmente, per passare allo step successivo. Non imparo la lezione al posto loro, fornisco degli strumenti e un metodo di studio per impararla.  Certo puoi risparmiare i soldi delle mie lezioni e farti un viaggio, soddisfare il tuo ego con una borsetta nuova, andare dall'estetista o gonfiarti in palestra ma la situazione non cambierà. E' come, per tornare alla metafora del videocorso, alzarsi dalla scrivania senza aver superato il test e pensare che al nostro ritorno sarà comunque stato sbloccato il livello successivo. Si ripete!

 Investire in formazione, quella vera, non i corsi dei motivatori da stadio, vuol dire mettersi in gioco attivamente, assumersi la responsabilità di aver "giocato il gioco" e scegliere di cambiare.
E tu sei pronto a investire nel tuo cambiamento? Sei davvero sicuro di voler imparare?
Giancarlo Rabericati
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La sopravvalutazione della socievolezza

11/26/2019

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L'ho sentito anche ieri mentre ero in asilo:"oh si signora, si vede che è un bambino sano è così  socievole"..come se la socievolezza fosse un sintomo di sanità mentale ed equilibrio. Va da sè che  non aver voglia di intessere relazioni umane e sociali sia da "malati". Ma siamo sicuri che sia così vero?
Non siamo tutti uguali: alcuni si ricaricano stando con gli altri, altri si ricaricano stando con se stessi  e non definirei squilibrati ne gli uni ne gli altri. Questo comportamento vale per adulti, bambini, anziani. Se si nasca introversi o estroversi oppure se lo si diventi per condizionamento non ha saputo dirmelo nessuno, per ora, ma quello che so è che nessuno dei due sistemi mi pare migliore dell'altro.
La nostra società però premia l'estroversione: si DEVE essere sempre socievoli, si DEVE aver voglia di parlare, si DEVE aver voglia di festeggiare, dire di no a un evento significa che qualcosa non va. Bellissimo!
In compagnia si ascoltano gli altri ma si ascolta se stessi? Si riflette sulle proprie difficoltà? Si ha il tempo di confrontarsi con il proprio autentico sentire? Il più delle volte no e tutto quello che scopriamo di noi arriva dal riflesso proiettivo del nostro interlocutore. Questo "scollamento" da noi stessi genera molta sofferenza. Le persone sono socialmente indotte a essere socievoli, comunicative, in ascolto, sorridenti , positive e felici...e i pensieri tristi?L'osservazione di sè? I "problemi"? Sotto il tappeto, subito! 
E poi sappiamo come va a finire: il corpo somatizza, l'ansia e il panico, l'ansiolitico etc etc finchè finiamo a tracollare oppure a esplodere e mandare tutti a quel paese. 

Prenditi i tuoi spazi

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 Impara a prenderti i tuoi spazi, impara a stare da solo, ad ascoltare il dolore o il fastidio anche se non ti piacciono.  Impara a stare da solo e a fregartene di chi ti dice che hai dei problemi, che sei musone, che sei sociopatico o misantropo (peraltro potresti essere in ottima compagnia). Stare da soli e sapersi amare come persone solitarie è una grande guarigione.
15 Anni fa comprai un enorme tavolino da salotto pensando a tutti gli amici che avrei avuto ospiti: immaginavo pomeriggi a berci thè e raccontarcela, serate pizza e film, cene con cinese da asporto ad ascoltare musica e vedere i festival ma la media dei miei amati ospiti è di 3 o 4 all'anno. Ho realizzato che Era solo un'immagine di me, quello che pensavo dovessi essere e diventare per essere "giusto". Ora so che sono giusto così, con i miei pomeriggi "gatto, libro e the" con le mie serate musica e relax, con la mia pizza 36 farciture e videocorso di formazione.
Oggi ho mandato quel tavolo in discarica e con esso l'idea  di come avrei dovuto essere a cui avevo scelto di credere. Oggi mi sono amato completamente come solitario, smettendo di sentirmi in colpa, inadeguato e giudicato perchè non rispondo al telefono se non ho voglia, perchè non vado agli apericena  e manco alle feste e pure in vacanza parto da solo.
​E va bene così. 
Facciamocene una ragione, ci sono persone che non sono socievoli e sono molto più sane di chi deve per forza stare in compagnia per non sentirsi sbagliato o per non fare i conti con quello che sente.
IMPARATE A STARE DA SOLI GODETE DI VOI STESSI :-)
Giancarlo Rabericati

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False notizie e pensiero fallimentare

11/12/2019

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Le notizie false esistono da quando esiste l'uomo e sichiamano bugie. quando il lettore decide di non verificare quanto riportato da altri abbiamo un buon seme per un romanzo, una storia. Questo processo ha un nome, si chiama "sospensione dell'incredulità" ed è quel tacito accordo tra scrittore e lettore   in cui quest'ultimo si impegna a non ascoltare il proprio senso critico ne a verificare l'informazione con un principio di realtà. Questo processo, alla base della diffusione dei romanzi  richiede l'abilità di sospendere il senso critico e si sviluppa quanto più viene usata. Ovviamente è molto più facile agire questo processo quando le idee espresse toccano le corde emotive di chi legge o sono allineate con le sue credenze.
Le notizie false sono l'equivalente moderno del pettegolezzo di piazza: "si dice in giro che...", "ho sentito dire da caio che tizio ha detto che"," ho letto da qualche parte che.." ed esattamente come il pettegolezzo vengono usate per danneggiare chi consideriamo un nemico (anche solo perchè crede in un'ideologia differente), per darci tono, per rassicurare il nostro EGO che "siamo nel giusto.

Perchè diffondere fake news alimenta il pensiero fallimentare?

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  • Alimentiamo la nostra mente con spazzatura pura e semplice, intossicandoci
  • Quando diffondiamo una notizia falsa spesso sappiamo che lo è, lo intuiamo eppure lo facciamo lo stesso. Può darsi che gli altri non se ne accorgano ma noi sappiamo di essere scorretti e la nostra autostima crolla​
  • Roviniamo la nostra reputazione sui social e anche nella vita reale possiamo essere considerati dei creduloni o delle persone intellettualmente disoneste.
  • Diffondiamo una bugia e diventiamo così noi stessi dei bugiardi. 
  • Alleniamo la nostra mente e credere ai nostri pensieri invece di metterli in discussione: quando il prossimo pensiero negativo farà capolino sarà più difficile sbarazzarsene
  • Abituiamo la nostra mente al loop: crediamo una cosa, cerchiamo conferme, le troviamo(false), ci crediamo ancora di più. Questa è la base del pensiero circolare che ci consumae non ci fa trovare soluzioni
  • La fake news non sono reali e ci allontanano dall'amore per la realtà. Se sono positive ci proiettano in un mondo incantevole (ma falso) di unicorni e zucchero filato (vedi le notizie su cure a malattie ancora incurabili o su terapie non riconosciute negli ospedali)
  • Se sono negative (e false) ci deprimono e tolgono voglia di fare ci proiettano in un mondo cupo dove l'estinzione è irrimediabile e forse unica soluzione
  • Ci rendono pigri e rallentano la nostra crescita personale: chi no si fa domande , non si rende conto di coltivare una credenza limitante non può cambiare, ne crescere.
  • Spesso chi crea queste fake news non lo fa per gioco ma per interesse: si tratta infatti spesso di società che raccolgono dati e profilano gli utenti per aziende pubblicitarie o società che vendono dati e statistiche. Quindi state pagando in informazioni e state dando una mano proprio a quelle aziende poco etiche che vi riempiono l'email di spam.

In sintesi quando accettate di condividere una fake news vi state mettendo in una forma mentis ideale per vivere una vita di fallimenti e rinunce al cambiamento, pensateci!

Verifica sempre:

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  • Nome del giornale: Il quotiDAINO, Il giornale dello Jedi, Favolosettina, il corriere della Tera, possono essere titoli credibili di testate giornalistiche credibili?
  • Come si definiscono? Sono testate giornalistiche registrate ai sensi dell'articoloXX oppure società di marketing, ufficio stampa etc etc?
  • Se sono Blog  autore e  da dove ha tratto la notizia, il blogger è competente? o sono i deliri di una casalinga annoiata con manie di persecuzione o di protagonismo?
  • Fonti: quando si cita "la ricerca dell'Università di Piriri piri del monte Meru Meru" Controllate: esiste? lo studio del dotto Cervellonen : esiste questo dottore? di cosa parla il suo studio? cercatelo e leggete l'originale. Se non lo capite tacete, farete una figura migliore
  • E' verosimile? Possono davvero essere abolite le tasse domani? E' verosimile che gli alieni ordinino milkshake da Mc donald? Davvero il bicarbonato fa guarire i denti cariati e nessuno se ne è mai accorto in 2mila anni?
  • Date e luoghi: questo è un'espediente furbo dei bugiardi. La notizia è vera ma è di diversi anni fa o ha avuto luogo in altre nazioni. Certo che nei totalitarismi una persona viene decapitata per un'opinione politica ma noi non lo siamo, infatti la notizia  riguarda la Corea del Nord. Più spesso è la foto ad essere falsa, tutto coincide tranne...che la foto riguarda ad esempio un altro confltto avvenuto anni prima in un'altra regione e così via.
  • Sfalsi interpretativi. Un classico è "lo dice la scienza, questo autore ha dimostrato che chi è razzista è più stupido", purtroppo quella famosa ricerca non era orientata a dimostrare questo ma a dimostrare che chi ha una forma mentis più rigida e meno propensa al cambiamento da bambino è anche spesso più sospettoso verso tutto ciò che è straniero, non solo le persone. Oppure "una statistica dimostra che le donne sono più intelligenti degli uomini" si scopre poi che in realtà si trattava di una ricerca fatta su un campione ristrettissimo di donne e che prevedeva domande tipo: "suo marito chiede a lei dove sono i calzini?" etc etc, una buona memoria non è segno di intelligenza 

Valutate sempre: E' vero? Ne sono sicuro? Giova a qualcuno? Danneggia qualcuno? E' utile?

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Quando la Vita ti invita a rinascere..

11/10/2019

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La maggior parte delle persone  guarda con sospetto il termine "cambiamento". Quando lavoriamo insieme in sessione sul termine di un periodo di vita (ne incontriamo uno ogni 9 anni secondo la numerologia) i più mi raccontano: "Mi sembra di morire, che la mia vita stia finendo, tutto quello che ho costruito/conosciuto/vissuto fino ad ora sembra disfarsi, finire" "Ed è esattamente così, sta finendo, pensavi sarebbe stato per sempre?" rispondo io.
Ebbene si, dimenticatevi le "transizioni delicate", le "scelte focalizzate", i "tu sei l'autista della tua vita", i vari " immagina, puoi" (ma puoi cosa? che ti pare che se potevo stavo ancora qui su Facebook? (cit.)" che vi snocciolano i vari coach motivatori cazzari: a volte la vita vi invita al cambiamento senza troppi fronzoli, con una bella spallata o rendendovi talmente insofferenti da decidere di "darci un taglio". Cambiare significa in primis accettare la fine delle cose come sono. La fine di una relazione, di un rapporto di lavoro, di una stabilità economica, la fine di sè e del proprio "equilibrio emotivo" ed è questo che fa così paura. Dietro al cambiamento vediamo l'ombra della fine di ciò che è, un eufemismo gentile per dire della morte. Se vogliamo diventare delle persone diverse dobbiamo lasciare che l'immagine di noi muoia, insieme all'opinione che gli altri hanno di noi (e il valore che gli riconosciamo), dobbiamo lasciare che la nostra vita per come la conosciamo finisca.
La fine fa paura a tutti, pensiamo che tutto e tutti saranno per sempre ma nulla lo è, noi non lo siamo. I saggi buddisti sostengono che la nostra morte fisica incomincia il giorno della nostra nascita. Mentre nasciamo il nostro corpo è già in corsa verso la propria fine attraverso il suo iniziale sviluppo e poi attraverso la sua maturità ed il suo decadimento. Macabro vero? Oppure liberatorio come può esserlo solamente l'accettazione di ciò che è.

Non viviamo e poi un giorno moriamo, viviamo e moriamo contemporaneamente e anche quando il nostro corpo fisico finisce altre parti di noi non hanno fine; se afferriamo questo concetto diventiamo liberi dalla paura e potenti, per davvero.

Un giorno su e un giorno..giù

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Questa è la vera chiave del cambiamento, quando non siamo più attaccati alle cose, quando al dispiacere per la fine si accosta la curiosità per il nuovo che deve arrivare ecco che il cambiamento diventa un'avventura.
E le emozioni? beh quando siamo in una fase di cambiamento abbiamo bisogno di accettare che le nostre emozioni ci portino un giorno su e un giorno giù, è come andare sulle montagne russe. Può essere stupendo o terrificante o entrambe le cose contemporaneamente. Quando accettiamo che in ogni istante stiamo andando verso la fine e verso l'inizio contemporaneamente accettiamo che ogni cosa nella nostra vita possa andarsene per fare spazio ad altro: cose, persone, situazioni, raggiungimenti e noi stessi, anche noi. L'impermanenza è la chiave per accogliere con più serenità il cambiamento. Compresa l'impermanenza delle emozioni. Sappiamo che anche questa incertezza non sarà per sempre.

Alcuni trucchi per godersi il viaggio..

  • Non tutto quello che pensi è reale, esistono metodi molto efficaci per imparare a riconoscere i "film" che insegno al corso "Amare la realtà". Se vuoi impararli puoi venire al corso o fare delle sessioni individuali
  • Ripensa a quante persone hai conosciuto nella tua vita, quante cose nuove hai fatto per la prima volta. Sei ancora sicuro che non arriverà più nessun altro o nient'altro di bello?
  • In che modo le cose potrebbero andare meglio? Invece di elencare solo quello che potrebbe andare peggio pensa a come potrebbe andare meglio.
  • Ora che hai la possibilità di "ricominciare" quali sono le cose che faresti diversamente? Fai un'elenco e stabilisci delle proprità.
  • Impara a distaccarti dal giudizio, molla il controllo: passeggia, medita, stai senza fare nulla..sorpresa le cose succedono comunque.
  • Prenditi cura di te. Il cambiamento è un momento prezioso e delicato, Trattati come tratteresti una persona sensibile e delicata, coccolati, sostieniti con pensieri e azioni.

Sei in una fase di transizione? La tua vita sta cambiando? Tu vuoi cambiare? Se hai bisogno di qualcuno con cui condividere questa fase io ci sono. Contattami.

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    Giancarlo Rabericati è formatore e HR manager. Dal 1998 si occupa di formazione per aziende e privati.

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