Spesso sento parlare molti motivatori in termini di resa=fallimento. In realtà arrendersi a volte può essere il miglior successo della propria vita. Pensate a cosa succede se non ci arrendiamo alla morte di qualcuno, a una separazione, a un licenziamento: rimaniamo nel nostro dolore, nel rancore, nella vendetta. Cerchiamo di "recuperare" posizioni, ci opponiamo, a volte perseverare è bene ma a volte no. Arrendersi è un'istinto naturale quando la nostra sopravvivenza è in gioco, chi continuerebbe a tenere la fune legata al masso che sta affondando nell'oceano solo per dimostrare che è "coerente" o "coraggioso"? Eppure a volte il masso pronto a trascinarci nell'oceano è cammuffato da mille buone intenzioni. Le discussioni sui grandi temi etici e morali in cui dobbiamo vincere per tutelare il bene comune, le relazioni da "salvare" perchè abbiamo condiviso così tanto, perchè "come la prenderebbe mio padre/madre/sorella..", i progetti che non decollano ma "non posso mollare proprio ora, cosa diranno tutti?" oppure " no un giorno capiranno e l'azienda venderà bene".
La giustizia e l'ingiustizia sono un grosso ancoraggio al non lasciar andare. Non possiamo lasciar andare perchè "non è giusto che non mi ripaghi il debito, mi deve dare i miei soldi" oppure" non è giusto che la passi liscia". Alcuni vivono tutta la loro vita all'ombra delle cause legali, delle discussioni con i familiari per le eredità etc. Agiamo per avere giustizia e poi lasciamo che le cose vadano secondo il loro corso, Ogni cosa troverà il modo di andare in pari. Essere perseveranti va bene fino a un certo punto. Quanta felicità può costarti avere ragione?
Quando ci rendiamo conto che è stato tentato di tutto, che il frutto potrebbe essere costato talmente tanto da risultare amaro, abbiamo bisogno di lasciar andare. Certo non è semplice ne piacevole: paura, dolore, confusione verranno a farci compagnia ma, se restiamo nel processo, presto lasceranno il posto a nuove emozioni: eccitazione, curiosità, entusiasmo.
Abbiamo bisogno di fidarci della vita, di ricordarci che meritiamo il bene e che per ottenerlo dobbiamo imparare a mettere insieme la nostra volontà e le nostre aspirazioni con il naturale fluire della vita stessa. Impariamo a lasciar andare e vivremo una vita più leggera, meno avvelenata, lasciamo andare e saremo liberi di nuovo.
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Secondo Lise Bourbeau ciascuno di noi nei momenti di maggiore difficoltà emotiva indossa una "maschera". Non si tratta di una maschera fisica, o meglio non solo, ma di un sistema complesso di comportamenti che ciascuno di noi attua a seconda del tipo di emozione con cui entra in contatto.
Questi comportamenti automatici, le maschere appunto, vengono sviluppate da ciascuno in età infantile e adolescenziale e le portiamo inconsapevolmente con noi tutta la vita. Il problema delle maschere è che non sono strumenti di risoluzione dei problemi ma meri pagliativi per non farci sentire il dolore, il disagio, l'ansia, la rabbia. Questi comportamenti automatici spesso non fanno che peggiorare le cose perchè non ci permettono di fare scelte ragionate e "affrontare" la difficoltà elaborando una strategia. In un certo senso quando siamo vittime delle nostre maschere non siamo noi a scegliere come agire ma le nostre paure ed il nostro dolore. Secondo Lise Bourbeau nel libro "Le 5 ferite e come guarirle", le maschere principali sono 5 e ciascuna corrisponde a un'esperienza disagevole dell'infanzia. Non stiamo parlando di eventi drammatici o traumatici, a volte può trattarsi di esperienze piccole, persino dimenticate col tempo che però ci hanno indotto ad adottare questa "non soluzione". Le maschere sono : Fuga, Dipendenza, Rigidità, Controllo/manipolazione e Masochismo. Facciamo un esempio: all'inizio di una relazione capitano spesso dei momenti di confronto.Persone con maschere diverse agiranno comportamenti differenti: il fuggitivo si ritrarrà, sottraendosi al confronto e alla discussione, il dipendente intraprenderà la via del dramma cercando di far sentire in colpa l'interlocutore, il controllore manipolerà alternando momenti di collera a complimenti e blandizie e ribadendo "se veramente mi amassi...". Come potete vedere nessuno di questi comportamenti è illuminato dalla consapevolezza e dal desiderio di trovare la verità, l'accordo l'armonia. Qui regna sopratutto il desiderio di evitare le emozioni spiacevoli: il dolore, il rifiuto, la paura, il fallimento, il senso di colpa... Nel corso "Ritrovare la liberta, guarire le 5 ferite dell'anima" si lavora per comprendere meglio come e quando indossiamo una determinata maschera e per imparare a lasciarla andare. Non abbiamo bisogno di ricordare le esperienze, riprovare quel dispiacere, possiamo semplicemente riconoscere la nostra maschera dal corpo, dal linguaggio, dai comportamenti, accoglierla e delicatamente lasciarla andare. Il risultato di questo lavoro è una maggiore autenticità, comportamenti più costruttivi, libertà di scelta e una maggiore leggerezza nel vivere le esperienze. SE sei interessato a partecipare al prossimo corso scrivi a [email protected] oppure chiama il 327-1428376 Se sei interessato a leggere di più sotto trovi i link per acquistare il libro.
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AutoreGiancarlo Rabericati è formatore e HR manager. Dal 1998 si occupa di formazione per aziende e privati. Archivi
Agosto 2020
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